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mercoledì 24 maggio 2023

Caro affitti

 

#università #dirittoallostudio #affitto #giovani #lavoro #precariato

Fino a 1.000 € per l'affitto di un letto per uno studente che studia a Milano, Roma o Firenze, mentre a Berlino con 350 € affitti un appartamento per una famiglia.

Se l'Italia a livello europeo ha il numero più basso di laureati sono evidenti i motivi.

E una volta laureati i giovani sono costretti a scappare all'estero come facevano i loro nonni negli anni 50, qui devono fare i conti con il precariato perenne, paghe da fame e sfruttamento, per non parlare delle porte chiuse che trovano ovunque, porte che invece sono spalancate per gli amici e parenti dei soliti noti.

E noi rimaniamo qui, sempre più circondati da vecchi ignoranti, rancorosi e incattiviti. 

Paolo Lombardi




Mendicante laureato

Gio




https://www.ansa.it/.../schlein-il-caro-affitti-incide....

😁 Massima massimalista: "chi ha orecchie per intendere, in tenda!"
Franco Portinari / Portos



#caroaffitti #emergenzaabitativa #studenti #fuorisede #scuola #universita #povertà #migranti #governo
Ognuno a casa sua.

Mauro Biani


Il Governo ha ritirato l'emendamento che avrebbe sbloccato ben 660 milioni previsti dal PNRR per gli alloggi degli studenti.

Lo stesso Governo, da giorni, sta attaccando anche attraverso la stampa le ragazze e i ragazzi che stanno pacificamente protestando contro il caro affitti.

Nel frattempo ci sono Premier, Vicepremier e Ministri che continuano a ridersela e a fare battutine da bulletti sui social.

Serve altro per capire quanto siano capaci di odiare anche i giovani?

Quando sostenete questa gente qua, sappiate dunque che state facendo lo sgambetto al futuro delle vostre figlie e dei vostri figli.

Mi vergogno per voi.

// FONTE: Fatto Quotidiano

mercoledì 27 febbraio 2019

La storia e la maturità


La cosa siamo noi - Mauro Biani




Niente tema storico alla Maturità, Liliana Segre: "Ministro, ci ripensi, non rubiamo il passato ai ragazzi"

La senatrice a vita lancia un appello a Bussetti, titolare dell'Istruzione, perché ripristini la storia all'esame di maturità già dal prossimo anno scolastico. "Che cosa succederà quando noi testimoni della Shoah non ci saremo più?"

di SIMONETTA FIORI

"Un esame di maturità senza la storia mi fa paura. Per questo chiederò al ministro Bussetti di ripensarci". A Liliana Segre proprio non va giù. Da quattro mesi dà battaglia per sapere come sia stato possibile che il Miur abbia soppresso la traccia storica dalla prima prova scritta della maturità. Si è anche fatta promotrice di un "affare assegnato" che in linguaggio tecnico vuol dire promuovere una piccola indagine - in questo caso affidata alla Commissione Cultura del Senato - per sapere da che cosa sia nata la decisione del ministero di cancellare la traccia storica. I lavori parlamentari non sono ancora cominciati. "E ora da cittadina ho chiesto un incontro con il ministro".

Cosa vuole dirgli?
"Vorrei capire il perché della soppressione della storia, che ritengo un atto molto grave. Io mi sono sempre occupata di memoria. Ma memoria e storia vanno insieme. Da trent'anni rendo testimonianza sulla Shoah nelle scuole, e vedo la fatica che talvolta fanno i professori per contestualizzare il mio racconto. Può capitare che nell'ultima classe delle superiori non si arrivi a svolgere l'intero programma e ci si fermi alla Grande Guerra. Invece sarebbe utile studiare i totalitarismi, i genocidi e la complessità di tutto il Secolo Breve".

Che cosa le fa più paura di questa cancellazione?
"Ormai gli ultimi testimoni dell'Olocausto stanno sparendo. Tra carnefici e vittime, siamo morti quasi tutti".

Perché dice "siamo"?
"Sono una voce che grida nel deserto dei morti. E cosa succederà quando non ci saremo più? La storia è sempre manipolabile. E, dopo che verranno meno gli ultimi sopravvissuti, la Shoah diventerà una riga nei libri di storia. E più tardi ancora, non ci sarà neppure quella. Ricorda 1984 di Orwell?".

La storia completamente riscritta dal Partito Unico. E gli slogan: "Chi controlla il passato controlla il futuro. E chi controlla il presente controlla il passato".
"Nessuno è riuscito a dirlo meglio dello scrittore inglese. E trovo assurdo che in tempi come i nostri - nel segno delle parole d'odio - il ministero dell'Istruzione sancisca la marginalità della storia. Devo confessare che, dinanzi alla decisione di cancellarne la traccia alla maturità, sono rimasta sbigottita ma non totalmente sorpresa: come se mi fosse arrivata la conferma triste di tanti segnali registrati negli ultimi anni. Le cose non arrivano mai di colpo, ma sono l'esito di lunghi processi".

Da senatrice ha avviato una sorta di indagine.
"Sì, "un affare assegnato" alla VII Commissione del Senato, ma i lavori sono ancora fermi. Ciascun gruppo ha indicato gli esperti e gli studiosi da ascoltare, ma le audizioni non sono state ancora calendarizzate. Capisco che ci siano delle priorità, ma sarebbe opportuno partire tempestivamente. Anche per arrivare in tempo per il prossimo anno scolastico: mi piacerebbe che la traccia di storia venisse ripristinata".

L'indagine accerterà le motivazioni della decisione ministeriale. Ma si conosce già la risposta del Miur.
"Ah certo, ci diranno che, negli ultimi otto anni, meno del 3 per cento degli studenti ha scelto la traccia storica. Troppo pochi".

Così hanno preferito sopprimere la traccia di storia, invece che chiedersi perché così pochi la scegliessero.
"È questo il punto. Non ci si pone il problema di come venga insegnata. I docenti sono ancora capaci di rendere affascinante lo studio del passato? Lo dico con grande rispetto per figure eroiche che in Italia non vedono riconosciuto il proprio ruolo. Che entusiasmo si può coltivare con una remunerazione che svilisce? Detto ciò, io mi imbatto spesso in professori molto bravi e nutro una gratitudine enorme per quello che riescono a fare".

È un problema anche di orari. Da quest'anno, nel biennio degli istituti professionali la disciplina è ridotta a un'ora settimanale.
"Ma che ci fai con un'ora di storia alla settimana? Forse che chi è destinato al mondo del lavoro debba rinunciare a una bussola fondamentale per orientarsi nel presente? Penso anche al rapporto con la città e con i propri monumenti. In Italia possediamo la più alta percentuale del patrimonio artistico mondiale e non siamo in grado di fornire agli studenti gli strumenti per capire questi capolavori. Tra un po' passando davanti al Colosseo si penserà che sia un'opera pubblica incompiuta progettata quarant'anni fa".

Lei ha detto una volta: senza la storia non si diventa uomini.
"È quello che penso. L'ho anche sperimentato in prima persona. Io ho imparato molto dallo studio della storia".

A lei è capitato di essere fagocitata dalla storia prima ancora di studiarla.
"Questo è vero. Avevo tredici anni quando mi caricarono sul treno per Auschwitz. E della storia d'Italia sapevo poco. Avevo fatto in tempo a studiare Garibaldi, che l'iconografia patriottica mostrava accolto tra applausi nel Sud della penisola. Solo più tardi avrei conosciuto la complessità del Risorgimento".

Riprese gli studi storici dopo essere stata liberata. In che modo l'hanno aiutata a crescere?
"Da privatista feci cinque anni in uno, in un accumulo di nozioni e letture. Ma la storia mi appassionava in un modo speciale, forse perché mi mostrava in che modo la vita dei paesi e delle comunità potesse cambiare forma. Mi concentravo sull'Europa, sulle sue rivoluzioni e sulla formazioni degli Stati nazionali. Capivo perché i latini definissero la storia magistra vitae".

Cercava di dare un senso alla sua esperienza ad Auschwitz?
"No, questo sarebbe accaduto più tardi. Nel dopoguerra ho cercato se non di dimenticare - questo è impossibile - certo di mettere da parte il lager. La resa dei conti anche storica sarebbe arrivata più tardi".

E dopo l'ha aiutata a capire?
"Ho approfondito sul piano delle conoscenze, ma non ho mai avuta la risposta che cercavo. Continuo a leggere moltissimi saggi sulla Shoah, ma la risposta continuo a non averla".

Alla campagna per lo studio della storia lei ha affiancato un'altra battaglia che è il disegno di legge contro le parole dell'odio. C'è una relazione?
"Sì, c'è un filo comune. Se si ammettono le parole dell'odio nel contesto pubblico, se si accoglie lo hate speech nella ritualità del quotidiano, si legittimano rapporti imbarbariti. Io l'odio l'ho visto. L'ho sofferto. E so dove può portare. Per questo vado a parlare con gli studenti. Gli racconto un passato figlio dell'odio e del rancore disumano e loro mi ascoltano con un'attenzione di cui non smetto di essergli grata".

Arriviamo così al paradosso: in realtà i ragazzi sono affamati di storia.
"Sì, semmai sono stati gli adulti a ridurla a merce d'antiquariato, inutile e fuori moda. Ecco, al ministro Bussetti vorrei riuscire a dire anche questo. Non rubiamo la storia ai nostri ragazzi. Ne hanno un immenso bisogno".


Makkox: la strategia è rendere definitive frasi tipo "i soldi, quali soldi?
so' sempre stati nostri a memoria d'uomo..." :)



Bussetti risponde

Caro direttore, sono grato alla senatrice a vita Liliana Segre per l'attenzione che rivolge sempre all'educazione dei nostri studenti impegnandosi in prima persona, con un sacrificio che possiamo solo immaginare, per trasmettere loro la memoria della Shoah e dei terribili fatti dei quali, purtroppo, è stata protagonista nel secolo scorso. E anche alimentando il dibattito pubblico sul valore della Storia nella formazione dei giovani. (continua)

giovedì 22 giugno 2017

Io non so chi era Caproni…


Io non so chi era Caproni…
di Nadia Redoglia

Ovvero lo “sapevo” solo come traduttore di Lorca, Baudelaire, Proust e altri ancora, ma non come uomo protagonista  per l’esame d’italiano alla maturità 2017. Ero rimasta ferma agli Umberti (Saba ed Eco dell’anno scorso) e pertanto sprofondo nel mio personalissimo ignorante buco nero sui  versicoli quasi ecologici. Il lungo tempo dedicato a vescicole da stasi ecologiche che nessuno declama in versi, nonostante il trattato di Parigi (infranto da Trump, ma solo di recente),  ha obnubilato la mia mente…

Epperò ora è possibile dare a me, non più di primo pelo, risposta al motivo per cui centinaia di concorrenti ai quiz d’ora di cena (fascia assoluta con oltre il 25% d’ascolti), già maturati e pure laureati tra il ’90 e 2015,  forniscono risposte impossibili  per noi ante. Infatti inorridiamo, per esempio, a fronte del nazismo, dei partigiani, del verismo collocati negli anni 70. Sbalordiamo nell’apprendere il loro totale disconoscimento delle più elementari basi  di ciò che un tempo si chiamava “educazione civica”. Trasecoliamo sul collocamento che fanno dei padri della patria e loro immediati successori. Restiamo di sasso davanti alla completa ignoranza su sinonimi e contrari di madre lingua, nonostante noi ci si sforzi di fornire l’attenuante dei circa 140 caratteri concessi da twitter  così come già concedemmo il rito abbreviato sui congiuntivi, sugli apostrofi e gli accenti per grammatica (almeno) di base…

Caproni, chiedo perdono…



Caproni
Molte critiche per la traccia del tema di italiano all'esame di maturità.
Pare che il Poeta Caproni sia un perfetto sconosciuto per la maggior parte degli studenti persino qui a Genova. Concordo con chi tuttavia sostiene che tutto sommato non era così necessario averlo studiato in classe per fare un esame critico della poesia proposta. Anzi.
E sono contento che una mia nipote (classico) abbia scelto questo tema pur confessando di non aver mai sentito parlare di Caproni.
Certo che, per chi abita in Castelletto,   non essersi mai chiesto chi era costui che in Paradiso voleva andarci con l'ascensore di Portello come recita l'iscrizione dell'ingresso!
Gianfranco Uber




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Poeta, insegnante e traduttore, Giorgio Caproni è stato uno dei più fini intellettuali del Novecento italiano. 

"Versicoli quasi ecologici" 
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

(1972, dalla raccolta Res Amissa)


Giorgio Caproni nasce a Livorno nel gennaio 1912 e a soli dieci anni la famiglia si trasferisce a Genova, della quale il poeta scrive: “La città più mia, forse, è Genova. Là sono uscito dall’infanzia, là ho studiato, son cresciuto, ho sofferto, ho amato. Ogni pietra di Genova è legata alla mia storia di uomo. Questo e soltanto questo, forse, è il motivo del mio amore per Genova, assolutamente indipendente dai pregi in sé della città. Ed è per questo che da Genova, preferibilmente, i miei versi traggono i loro laterizi”.
Nel 1937 Caproni sposa Rina Rettagliata, compagna di vita, e nel ’39 si trasferisce a Roma, dove vivrà con la moglie per tutta la vita; chiamato alle armi nel 1940, prende parte alla campagna di Francia, che più tardi definì come “un capolavoro di insensatezza”. Muore a Roma nel 1990, a 78 anni.
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Maturità in corso..... il dietro le quinte in aula professori
Ceccon


Traccie di futuro
 il 21/06/2017
MATTIA FELTRI
Va bene, vi siete tutti divertiti. Sul sito del ministero dell’Istruzione c’era scritto traccie anziché tracce, e avete fatto un sacco di battute divertenti. Però, dài, può capitare. E capita. Due settimane fa la ministra Valeria Fedeli in un discorso ha fatto incontrare Vittorio Emanuele III e Napoleone Bonaparte, che in realtà è nato esattamente cento anni prima del Re. Insomma, capita. Specie quando c’è di mezzo la maturità.


Nel 2005 in una tracca, pardòn, traccia, il ministero ha collocato Urbino in Umbria anziché nelle Marche. Nel 2007 in un tema su Dante è stato confuso San Tommaso con Bonaventura da Bagnoregio. Nel 2008 una poesia di Eugenio Montale dedicata a un amico («Ripenso al tuo sorriso») è stata proposta per commentare il consolante amore per una donna. Nel 2010, nell’analisi dei miti giovanilistici in politica, è stato indicato un discorso di Benito Mussolini, che però era quello con cui il Duce si attribuiva la responsabilità dell’omicidio Matteotti. Ecco, diciamolo, capita. Nel 2015 un quadro di Matisse aveva il nome sbagliato e pure la data. Nell’87 un’opera di Ambrogio Lorenzetti è stata attribuita a Simone Martini. Nel 2009 una sonata di Beethoven è stata attribuita ad Haydn. Nel ’94, in una frase di Alessandro Manzoni, intento è diventato intervento. Suvvìa, capita. E infatti è saltato fuori proprio ieri che uno studente su tre crede che Giulio Cesare sia stato il primo re di Roma e che qual è si scriva qual’è. Cose che capitano, quando si ha questa classe dirigente, e già si staglia la nuova.


Traccie
di Gianni Soria



Silvano Mello



Maturità
http://portoscomic.org/2017/06/23/3633/
Franco Portinari

martedì 15 settembre 2015

Buona scuola a tutti


IL TETTO CHE SCOTTA
E' partito il nuovo anno scolastico e contemporaneamente entra in vigore la riforma della Buona Scuola.
Dalle classi troppo numerose a quelle con tutti alunni stranieri, alle insegnanti mancanti, dagli immobili cadenti alle supplenze che dovevano sparire ed invece sembra salveranno ancora per un po' la situazione, da chi dipinge la riforma come una manna a chi non perde l'occasione per prendersela con gli immigrati.
Apparentemente sembrano apparire gli stessi problemi di sempre, ma forse è presto.
UBER




Mario Airaghi




La donna è mobile


Quasi il 90% dei 7.000 insegnanti che -in questa prima tornata di 38.000-  dal sud emigrerà verso nord è donnauna su due supera i 40 anni. Il posto fisso e tutto ciò che ne consegue le renderà circa 1.300 euro mensili con cui affronterà la nuova vita finalmente non più precaria.  Vedrete che a breve sarà pure protagonista   nelle colonne  che trattano moda/costume/turismo/curiosità/viversano sempre più glamour a mo’ di factory warholianacosì fashion anche nelle istituzioni.
La donna che invece è parte integrante della  fattoria orwelliana abbandonerà figli e marito al sud e con quei 1300 euro mensili si pagherà al nord affitto alimenti e sporadici viaggi pendolari compatibilmente con guasti e ritardi. Per mandare un po’ di soldi ai familiari rimasti in terra matrigna dovrebbe trasformarsi dal Mimì metallurgico della Wertmüller  alla Mimì della Boheme e cioè condurre l’esistenza dei nostri stranieri raccoglitori/manovali in nero, altrimenti chiamati spregiativamente clandestini (napuli/terun di precedenti tornate migratorie).  Ma siccome è cittadina italiana ancorché europea, oggi è dichiarata ufficialmente “donna in carriera” dunque (naturalmente) soggetta a mobilità…
Il Belpaese sta sereno: eliminato il ministero delle pari opportunità si sono estinti i parametri identificativi di “pari” e di “opportunità”. Sono succeduti selfie e tweet  distribuiti senza sosta  in parti uguali nel sud sempre più discarica, nel nord in stato di decozione e nel centro dei carrozzoni funebri e circensi.
3 settembre 2015




Tiziano Riverso



Natangelo



che emozione
ho accompagnato il gatto al suo primo giorno di scuola, con la crostata di ribes e ortica, per merenda, nel cestino, preparata con le mie mani

ho vinto
Magnasciutti Fabio


Matematica
Mauro Biani


Scuolabusivo

MASSIMO GRAMELLINI
A San Pellegrino c’è un istituto alberghiero servito malissimo dai pullman, che hanno ulteriormente ridotto le corse dopo gli ultimi tagli della Regione, conseguenza inevitabile di quelli del governo. Potendoselo permettere, le famiglie dei milleduecento studenti affittano un paio di automezzi e organizzano un servizio alternativo di scuolabus. Lo spirito è quello di Alessandro Gassmann che prende la scopetta per pulire il marciapiede sotto casa. Il privato che subentra al pubblico e supplisce alle sue carenze, riconoscendo un’amara verità: certi servizi, un tempo finanziati dalle tasse, oggi per funzionare richiedono un contributo supplementare - in tempo e in denaro - da parte di chi ne fruisce. Quand’ecco la sorpresa. La Provincia di Bergamo (ma non erano state abolite, le province?) blocca il progetto dei genitori degli alunni, tacciandolo di concorrenza sleale.

A riprendere in mano i fili della storia, sembra di impazzire. Un’istituzione che non dovrebbe più neppure esistere mette i bastoni tra le ruote (è il caso di dirlo) a un’iniziativa privata sorta per garantire un servizio che gli enti locali non sono più in grado di fornire. Bollandola come concorrenza sleale. Ma concorrenza sleale a chi? A qualcosa che non c’è o comunque non funziona. Per il burocrate di casa nostra, evidentemente spalleggiato dalle leggi, il cittadino è costretto ad accontentarsi della sbobba sempre più scadente passatagli di mala grazia dal convento pubblico. Se pretende un piatto di spaghetti al dente ed è persino disposto a pagarselo, deve rinunciare perché trattasi di concorrenza sleale. Alla sbobba.


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Ti potrebbe interessare il fumetto di Moise : Le birbe dello spazio tornano a scuola

giovedì 15 novembre 2012

L’Inno d’Italia e i tagli all'istruzione.


L’Inno d’Italia
Di Ferdinando Camon

Camera e Senato han deciso: tutti gli italiani che crescono adesso impareranno l’inno d’Italia, le ragioni dell’unità nazionale, e le tesi della Costituzione. Era ora. L’inno d’Italia comincia con: “Fratelli d’Italia”, ma solo così, sapendo quelle cose, saremo fratelli, ora non lo siamo affatto. Il nostro è un inno debole, non ha la potenza dell’inno tedesco e la violenza dell’inno francese. Ma non ha nemmeno i loro problemi: l’inno francese è sanguinario (“Che un sangue impuro / abbeveri i nostri solchi”), l’inno tedesco è imperialista (“Deutschland, Deutschland über alles, / über alles in der Welt”), anche se i tedeschi dicono che fu composto in funzione dell’unificazione tedesca. L’inno inglese è femminilista, perché con la regina Vittoria fu volto al femminile (“God shave the Queen”, Dio salvi la regina). L’inno italiano ha molti difetti. Anzitutto, è astruso. “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, / dell’elmo di Scipio / s’è cinta la testa”: significa che l’Italia s’è messa in testa l’elmo di Scipione, va alla guerra, e sarà una guerra vittoriosa, come quella di Scipione. Quale Scipione? Evidentemente l’Africano, il vincitore di Annibale a Zama. È bene che i ragazzi sappiano che a Zama Scipione poteva perdere, ha vinto solo perché ha inventato una strategia rivoluzionaria. Annibale aveva gli elefanti, come dire i carri armati dell’epoca. Contro i quali i romani non potevano fare nulla. Scipione diede ordine ai soldati di non fermarsi a combatterli, ma lasciarli passare e correre dietro: dietro c’era la fanteria, bisognava sterminare quella. Se Scipione non avesse inventato quella strategia, noi oggi parleremmo arabo, e questo articolo dovrei scriverlo in arabo. Dunque l’inno ricorda che l’Italia è quella delle vittorie estreme e decisive. L’Italia è la padrona, la Vittoria è la sua schiava. Le padrone romane tagliavano i capelli alle schiave, così la Vittoria deve lasciarsi tagliare i capelli dall’Italia (beh, da un po’ di tempo non c’è menzogna più colossale). Noi italiani dobbiamo stare uniti, serrare le file, come nella coorte, il reparto dell’esercito romano corrispondente suppergiù all’odierno battaglione. Noi fummo calpestati e derisi, dice l’inno, perché siamo divisi. Parole sacrosante. Anche oggi. Siamo oggetto di scherno sui media stranieri, la storia dei “polentoni” e “terroni” ci disonora tutti. “Giuriamo far libero / il suolo natio”: il suolo natio non è mai stato libero, ma allora aveva gli stranieri dominatori, oggi ha la criminalità dominatrice. “Dall’Alpe a Sicilia / ovunque è Legnano”: ahi, Legnano oggi vuol dire Lega, e secondo la Lega il problema della Sicilia è non avere la Lega. “I bimbi d’Italia si chiaman Balilla”: ahi anche qui, si chiamavan Balilla sotto il fascismo, oggi quel regime e quel nome son caduti. Per fortuna. “Il suon d’ogni squilla / i Vespri suonò”: i Vespri sono la rivolta dei siciliani che cacciarono i francesi, oggi la liberazione della Sicilia presuppone una rivolta contro la mafia. La guerra contro la mafia è sempre dichiarata, molti siciliani la combattono con eroismo (è giusto ricordarlo, cosa che molti settentrionali non fanno), ma non è una guerra vinta e conclusa. “Già l’Aquila d’Austria / le penne ha perdute: / il sangue d’Italia / e il sangue polacco / bevé col cosacco”: è vero, l’esercito austro-tedesco invase la Polonia d’accordo con la Russia, ma purtroppo anche con l’Italia. Adesso l’Austria è uno staterello striminzito che produce poco e conta poco, ma ha i conti in ordine, e noi no. L’Inno d’Italia fu pensato quando l’Italia aveva nemici esterni, ora i nemici sono dentro. Sono gli evasori, i sabotatori dell’unità, i ladri di soldi pubblici, i governanti con interessi privati, i nemici della Costituzione: son loro che questo inno non vogliono cantarlo, dunque cantiamolo contro di loro.
(fercamon@alice.it)


Patria
L’Inno di Mameli sarà insegnato a scuola per
promuovere i valori di cittadinanza e consolidare l’identità nazionale“.
Mauro Biani


canta che ti passa
Fabio Magnasciutti


Paride Puglia

Nota : Mentre veniva approvata la decisione di rendere obbligatorio lo studio dell'inno di Mameli, insorgeva una singolare minaccia da parte delle Provincie italiane: lo spegnimento dei riscaldamenti nelle scuole.
Tutte le Province italiane faranno ricorso ai tar contro i tagli varati dal Governo contro le Province: lo ha annunciato Saitta, neopresidente dell'Upi, spiegando che "si tratta di una decisione non più rinviabile, visto che i 500 milioni di tagli imposti alle Province non sono sopportabili".Le Province italiane decideranno a breve la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e conseguentemente l'aumento delle vacanze per gli studenti. Saitta ha spiegato che l'iniziativa ''prende le mosse per protestare contro i tagli di 500 milioni decisi con la spending review''.

martedì 6 novembre 2012

Profumo di morte





Profumo di morte

di Nadia Redoglia
Si chiamava Carmine Cerbera. Al suo funerale la vedova, rivolta agli applausi di chi evocava il suo nome ha urlato: “chiamatelo professore!” Lui era infatti docente di storia dell’arte che pochi giorni prima di ammazzarsi (giovedì mattina) accoltellandosi, aveva ottenuto anche una laurea specialistica. Ma dagli anni ’90 era un precario e nel 2012, a quasi 50 anni, lo era ancora (il fatto che per primi siamo proprio i ministri dell’istruzione ad approvare che il termine “precario” equivalga a “per sempre” la dice lunga sul loro grado d’istruzione). Partecipò al concorso di settembre indetto dal ministro Profumo a mo’ di colpo di spugna su supplenze e incarichi annuali. Naturalmente il professore, dato il suo curriculum per ovvie ragioni pregno d’esperienze, sperava d’essere chiamato a “cattedra fissa”, ma era tormentato dai troppi anni di precariato che, sempre per l’ovvietà delle ragioni, inevitabilmente avevano influito sugli anni anagrafici, riducendolo al terrore della “rottamazione”. La chiamata non è arrivata: così ha scelto di distruggersi prima d’essere distrutto “da ministero” per pubblica indegnità…
I tagli chirurgici che ormai, più che asportare il male, sopprimono (rottamano?) il paziente è da troppo tempo che sono praticati nella scuola pubblica: scolari con disturbi d’apprendimento privati dell’insegnante di sostegno, decurtati i pacchetti ore per l’apprendimento dell’italiano ai bimbi stranieri, compresenza docenti nelle classi per svolgere attività di recupero e di gruppo non esiste più, aggiornamenti per corpo docenti sono un pio ricordo, tutto ciò che è la manutenzione per un minimo di igiene e decenza per alunni e insegnanti è demandato al volontariato parentale e ai “bidelli” di buona volontà e via così con questo sistema…

«I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»: questo impone la Costituzione. Operare con quei tagli, con le conseguenze sotto gli occhi di tutti, è totalmente difforme da quelle imposizioni!
Delle due l’una, salvo modificare la Costituzione: o ci restituite le scuole pubbliche degne di tale nome oppure, prima di definire “paritarie” le scuole private, sarebbe appena il caso di ridurre tali nelle medesime (pessime) condizioni!
5 novembre 2012


Ringrazio Tiziano Riverso per la partecipazione con il suo disegno.

CARMINE, PROF PRECARIO, SUICIDA A 50 ANNI. MINISTRO, MI STAI DISTRUGGENDO IL FUTURO

venerdì 26 novembre 2010

Sui tetti...studenti, ma non solo...


ITALIAN TOP UNIVERSITY
Grandi proteste in tutta Italia contro la riforma Gelmini.
E' il caso di dire che l'occupazione dei tetti sta facendo "scuola".

Pubblicato da uber Uber Humour
Etichette: cultura, GELMINI, RIFORMA SCOLASTICA, scuola




PORTOS Comic strip


Operai sui tubi
Studenti sui tetti


Di Ferdinando Camon (25 nov. 2010 )


Ieri, fino a sera, pareva che tutta l’Italia fosse salita sui tetti, sui camini, sulle torri: studenti, operai, politici, sindacalisti. A Porto Marghera gruppi di operai stavano sui condotti aerei del Petrolchimico, a 150 metri da terra, anche donne, e visti in controluce, alti nel cielo, piccoli sugli immensi condotti della fabbrica, si muovevano come formiche sui rami. Minacciavano di non scendere finché non avessero avuto, che cosa? soldi? aumenti? carriera? No: risposte. Era in atto (è ancora, non può dirsi conclusa) una lotta tra i lavoratori della Chimica, che chiedono assicurazioni sulla stabilità del lavoro e sulla permanenza del polo industriale (che non venga ridotto soltanto a un  polo commerciale o logistico) e le autorità di tutti i livelli, alti e bassi, che evitavano di rispondere. Col megafono, o via radio, o postando i loro audio in Internet, gli operai dicevano: “Non scendiamo se prima non abbiamo risposte”. Sapevano che le offerte di acquisto e rilancio dell’azienda scadevano nel silenzio. Non sono operai giovani, come quelli che proprio qui erano gasati dalla predicazione di Potere Operaio, quando un terzo di secolo fa collaudava la propria presa sulle classi in sofferenza. Qui adesso ci sono operai di oltre mezzo secolo di età, che han lavorato per un quarto di secolo. Se son saliti sui tubi, al vento e alla pioggia, vuol dire che sentono la loro vita come buttata via. Fallita. Qui non si tratta di partiti politici, ma di vite umane. Perché questa protesta, e le altre proteste che scoppiano in giro per l’Italia, da Nord a Sud, ci han colti di sorpresa? Perché l’informazione non segue i problemi del lavoro e dello studio, della condizione operaia e studentesca. Segue il dibattito politico, la crisi del governo, le polemiche sul mondo della cultura, la Rai, Ballarò, Anno Zero, Vieni Via Con Me, Ruby e Sarah. Queste sono cose eccitanti, che fan nascere un dibattito interessante, erudito, intellettuale. C’è una certa “eleganza” in quelle informazioni, in quelle polemiche. Mentre gli operai sui tubi in aria non sono eleganti, sanno di miseria, di lunario sbarcato male, di problemi del vecchio operaiato. È rispuntato perfino il poeta-operaio Ferruccio Brugnaro, che per l’occasione ha scritto una delle sue poesie grezze, dure, aspre, dove i corpi sono “martoriati”, la speranza è “tradita da secoli”, e di fronte allo “sfruttamento bestiale” stanno “profitti banche cattedrali”. Anche gli studenti sono il rigurgito di problemi stravecchi, che non sono stati mai risolti, anzi nemmeno impostati. A Pisa son saliti sulla Torre Pendente, a Roma sul Colosseo, a Torino sulla Mole Antonelliana, a Palermo sui palazzi del governo regionale, a Sassari sul tetto del Rettorato. Se ieri avessimo sorvolato l’Italia su un piccolo aereo da turismo, di quelli che strisciano a bassa quota, avremmo visto i tetti formicolare di proteste da Venezia a Palermo. Gli studenti alzavano cartelli che dicevano: “Meno università uguale più ignoranza e meno crescita”. È il problemaccio di far fronte alla crisi con i ciechi e spietati e traumatici “tagli lineari”: se si deve togliere, si toglie la stessa fetta a tutti. Ma per alcuni quella fetta è il superfluo, per altri (questi, che protestano) è la vita. Con questi tagli, può darsi che chi stava benissimo stia semplicemente bene. Ma chi stava male, ora muore. Per gli operai di Marghera, la questione è vita o morte. Per gli studenti, la questione è che una scuola e una università depauperate e immiserite li introducono a una vita buia, incolta, perdente in confronto alle generazioni coetanee d’Europa, una vita  che è una sottospecie della morte. Mentre scrivevo questo articolo, sentivo che il sindaco di Venezia stava cercando il ministro. Alla fine l’ha trovato e si son parlati, il ministro ha prolungato le trattative per la salvezza dell’azienda, e gli operai son scesi. Una telefonata tra potenti ha, non dico risolto, ma congelato la situazione. Ma quegli operai sui tubi aerei, e quegli studenti sui tetti, non eran già telefonate urlanti?

Paride Puglia PUNCH


due mele o poco più - fabiomagnasciutti
scappa - fabiomagnasciutti

l'ove  - fabiomagnasciutti

Enrico Bertuccioli (EBERT)







Bucnic  Inserto Satirico

Chi protesta - MAX [fra parentesi]
A buon ricercator - Marco Car INSERTO SATIRICO



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VAURO Le vignette di Vauro


Franco Stivali

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giovedì 7 ottobre 2010

Adro e la scuola dedicata a Miglio


Giannelli http://www.corriere.it/




SOLE
Il simbolo della lega sulla Scuola di Adro assomiglia sempre più ad un autogol. Metterlo è stato un po' avventato ma levarlo sembra ancor più problematic
o.
Pubblicato da uber Uber Humour
Etichette: lega, politica, SECESSIONE

ADRO (Brescia) - Il Sole delle Alpi compare ossessivamente riprodotto sulle finestre, agli ingressi, sugli arredi e persino sui contenitori dell'immondizia; il nastro dell'inaugurazione è verde e l'edificio da ieri aperto al pubblico è intitolato a Gianfranco Miglio. Non siamo però nella scuola quadri della Lega Nord, bensì nel nuovo istituto di Adro, scuola pubblica che da quest'anno ospita 650 alunni di materne, elementari e medie. Siamo ad Adro, il comune bresciano salito alla ribalta la primavera scorsa quando il sindaco Oscar Lancini, «padre padrone» di una giunta monocolore leghista, annunciò che avrebbe lasciato digiuni i figli della famiglie non in regola con il pagamento della mensa.( continua)

Il tritabimbi
Paride Puglia PUNCH
RealitiSCIO - PORTOS Comic strip


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Adro. School corporate image
PORTOS Comic strip
 
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Analogie
Paride Puglia PUNCH



Scuola di classe
Massimo Grammellini

La scuola pubblica di Adro griffata col simbolo di un partito meriterebbe uno stato di indignazione permanente effettiva (e invece è già stata digerita con un'alzata di spalle fra l'abulico e il rassegnato), ma esiste un altro aspetto della vicenda che apre squarci lancinanti sul futuro. Quella scuola è un gioiello d’avanguardia, con i robottini che puliscono il prato, i banchi ergonomici, le lavagne elettroniche. Sta alle strutture cadenti e carenti in cui si muove la maggior parte degli insegnanti e dei ragazzi come una fuoriserie fiammante a un’utilitaria scassata.

Questo perché gli abitanti di Adro si sono autotassati per finanziarla, nell’applicazione più estrema e gratificante del federalismo fiscale. Fino a prova contraria, infatti, è come se ogni cittadino di quel Comune lombardo avesse pagato le tasse due volte. La prima, obbligatoria, per sovvenzionare le scuole scalcinate del resto d'Italia. La seconda, volontaria, per edificare a due passi da casa il capolavoro destinato ai propri figli.

E’ la rappresentazione plastica della crisi dello Stato Sociale. Il Pubblico non ce la fa e il Privato, inteso come fondazioni e sponsor, non è in grado di colmarne le lacune. Così la palla torna ai cittadini e la qualità dei servizi tenderà sempre più a corrispondere alla loro condizione sociale. I Paesi e i quartieri benestanti avranno le scuole e gli ospedali migliori, mentre gli altri dovranno accontentarsi di passeggiare fra i ruderi del Welfare, come ben sanno gli studenti e i degenti che si portano la carta igienica, e non solo quella, da casa.


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VAURO Le vignette di Vauro

Scuola di partito
A seguito delle polemiche suolla scuola leghista di Adro la Gelmini replica: la scuola è da sempre piena di simboli di sinistra e nessuno dice niente. Già, ma quali simboli?
EbEr Album




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VUKIC - vukicblog
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Esegerazioni
VADELFIO

 
Tomas


La scuola di Adro
Il Ministro Gelmini è disposta a discutere sull'uso del simbolo della Lega per sponsorizzare la scuola di Adro. Uber Humour

SERGIO STAINO

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Si riaprono le scuole ... ma quanti problemi.(fany-blog)


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